GIOVEDì 10 APRILE ALLE ORE 10.00 POLO CARMIGNANI

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I rankings non bastano. Le classifiche internazionali accreditano l’Università di Pisa fra le migliori d’Italia e la indicano come uno dei migliori investimenti in formazione che è possibile fare di questi tempi. La realtà, tuttavia, è piuttosto lontana da questo idillio. Se negli anni l’amministrazione di questo ateneo è riuscita, a fronte dei tagli selvaggi operati dai vari governi, a mantenere un buon livello di servizi e politiche espansive di investimento, si iniziano a percepire con chiarezza le contraddizioni della riforma Gelmini, a partire dalla contrazione dell’offerta formativa, e le conseguenze di alcune scelte che sollevano qualche dubbio su quali siano le priorità della governance del nostro ateneo.

In alcune aree stiamo vivendo un processo di riordino della didattica e dei corsi di studio che punta alla semplificazione e, quindi, alla riduzione dell’offerta didattica: attuando a pieno o anticipando addirittura gli effetti del c.d decreto AVA (Autovalutazione-Valutazione-Accreditamento), la riorganizzazione della didattica va nella direzione di accorpare corsi di laurea magistrale e cancellare curricula che garantiscono la varietà degli insegnamenti e la possibilità di determinare il proprio percorso di studi. Soprattutto, l’offerta didattica è progressivamente messa in crisi dai numerosi pensionamenti di docenti che non risultano controbilanciati da sufficienti nuove assunzioni: oggi alcuni dipartimenti ovviano parzialmente a questo squilibrio, dettato in primo luogo dalla mancanza di risorse e del blocco del turno over, con incarichi di insegnamento a docenti in pensione che non prevedono remunerazione, ma anche questo sistema assolutamente discutibile è destinato a cadere presto. Viviamo, inoltre, un ulteriore attacco contro le opportunità rivolte agli studenti, a partire dalla cancellazione di appelli d’esame, di cui la responsabilità è interamente nelle mani della nostra classe docente e delle scelte adottate nei vari consigli di dipartimento. Infine, gli spazi per la didattica risultano sempre più insufficienti, a fronte di un sottoutilizzo di alcune strutture e del mancato recupero di immobili che potrebbero dare un certo respiro: è un problema strutturale che può e deve essere affrontato, perché non è vero che le risorse non ci sono se al tempo stesso l’Ateneo ha varato un progetto da ben 9 milioni di euro per una nuova Foresteria, la cui utilità sociale è ancora da dimostrare. E’, dunque, una questione di scelte e di priorità politiche che è arrivato il momento di mettere in discussione dal basso!

Non siamo messi meglio sul versante del DSU: a fronte del numero significativo di borse di studio erogate a chi non può permettersi i costi crescenti dell’università, nelle mense si registrano file sempre più intollerabili (soprattutto nella zona delle Piagge), a causa di strutture inadeguate a soddisfare l’afflusso di studenti. Inoltre, nonostante le mobilitazioni dell’autunno, ancora non è stato attivato un alloggio in più rispetto a settembre scorso. Il numero di aventi diritto esclusi dal beneficio e sbattuti sul mercato privato degli affitti a pagare 300€ al mese per una stanza resta lo stesso, mentre al contempo possibili interventi positivi come via da Buti e Fossabanda tardano ad arrivare.

La precarietà che viviamo nel nostro percorso di studi rischia di moltiplicarsi esponenzialmente una volta usciti dai luoghi della formazione. Il mercato del lavoro nel nostro Paese è segnato da decenni dalla flessibilità esasperata, dal ricatto del lavoro sottopagato e a termine, dagli scarsi investimenti in formazione professionale. Il governo Renzi aveva promesso un Job Act che affrontasse seriamente i diritti negati ai non garantiti e la disoccupazione giovanile ormai stabilmente sopra il 42%. Il decreto Poletti, tuttavia, ha chiarito benissimo in quale direzione vanno le riforme: piccoli aumenti in busta paga e, forse, salario minimo da rispettare in cambio di un’ulteriore esasperazione della precarietà, riconoscendo ancora maggiore margine di manovra ai datori di lavoro su contratti a termine e apprendistato. Il premier Renzi sarà presente a Lucca nell’ambito del Festival del Volontariato (11-12-13 aprile), per elogiare il terzo settore e il volontariato come “basi di una società del benessere basata sul lavoro”. Riteniamo fondamentale iniziare ad confrontarci per capire come rispedire al mittente questo progetto e questa visione del lavoro e della società!

Per discutere insieme di tutti questi temi invitiamo tutte e tutti a partecipare all’assemblea d’ateneo che si terrà giovedì 10 aprile al Polo Carmignani alle ore 10.00. Organizziamoci per pretendere il rispetto dei nostri diritti!