Oggi, martedì 23 aprile, il ministro Profumo e il futuro premier Amato sono stati ospiti a un convegno organizzato dalla Scuola Sant’Anna dal titolo “Uguaglianza dei meritevoli”. Avremmo voluto riportare al ministro tutta la nostra indignazione per le politiche che sta attuando su scuola ricerca e università, che rappresentano un pesante attacco al diritto allo studio e alla qualità della didattica. Stiamo parlando dello stesso Profumo che sta attuando con convinzione quello che la Gelmini ha scritto nel testo della sua contestata riforma dell’università. Lo stesso Profumo che è andato oltre per pura volontà politica; ha superato la legge Gelmini con decreti che sono frutto unicamente del suo operato: il decreto AVA, approvato all’inizio di questo anno, pone criteri stringenti per l’accreditamento dei corsi di studio, indicando due sole possibilità (l’aumento dei corsi a numero chiuso oppure la chiusura di interi corsi di laurea); il decreto sui Livelli essenziali delle prestazioni (LEP) mira a diminuire drasticamente il numero di borse di studio erogate nel Paese e a tagliare ulteriormente sul diritto allo studio.

E’ questo quello che avremmo voluto contestarle, caro ministro, se oggi non ci fossimo trovati di fronte ad un muro di forze dell’ordine: un dispiegamento incredibile e impensabile per l’occasione ha bloccato con un vero e proprio cordone l’entrata del Sant’Anna, mozzando alle radici la libertà di chi era lì, come noi, per contestare le pratiche distruttive del Ministro Profumo.
I bisogni degli studenti sono stati rigettati in tronco, in maniera antidemocratica e con un uso della forza pubblica irresponsabile e finalizzato a blindare le istanze dei cittadini, ma questo atteggiamento di chiusura totale non sarà mai in grado di silenziare le ragioni della nostra protesta. La battaglia generale su scuola e università pubblica per invertire la rotta di de-finanziamento e dismissione è ancora aperta.
Non vediamo nessuna uguaglianza, caro ministro Profumo, solo un’esclusione di massa dai luoghi di studio e di formazione, nonché un’indisponibilità ottusa a interloquire con chi li vive quotidianamente. Abbiamo imparato a conoscere il suo concetto di meritocrazia, che prevede impoverimento generale e formazione di qualità per una ristretta elite di benestanti. Soprattutto, non staremo in silenzio ad assistere allo smantellamento dell’università pubblica: continueremo a farci sentire e a lottare finché quello che reclamano le piazze degli studenti diventerà realtà.