Il pericolo del numero programmato per i corsi di ingegneria è ormai noto da anni.
Ogni anno lottiamo contro questa minaccia e, con duro e costante lavoro istituzionale e non, riusciamo ad arginarla.
 
Anche quest’anno siamo riusciti a respingere questo pericolo, dopo essere tempestivamente intervenuti nell’aprire un dibattito a livello di ateneo e  con un’interlocuzione produttiva con gli organi decisionali.
Per l’anno accademico prossimo il diritto di accedere agli alti gradi del sapere ingegneristico sarà garantito alle future matricole, e per noi è ancora una volta una grande vittoria. Ma le prospettive per il futuro sono tutt’altro che rosee.
Quest’anno infatti il problema si è riproposto con gravità decisamente superiore, fino al punto in cui due consigli di corso di laurea (biomedica e telecomunicazioni) hanno inserito in un documento ufficiale la proposta di inserire il numero programmato per tutti i corsi del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione (biomedica, telecomunicazioni, elettronica, informatica).
Come già detto, abbiamo fatto in modo che a queste richieste non venisse dato seguito. Un pericolo che si sarebbe potuto immediatamente allargare a tutti gli altri corsi di ingegneria.
Ma il pericolo più grande viene dall’alto: con il recentissimo Decreto Ministeriale 47 (detto AVA) il ministero impone criteri enormemente restrittivi per il sostentamento dei corsi di laurea, in termini di rapporto docenti/studenti, senza tuttavia dare la possibilità all’ateneo di assumere docenti (le risorse finanziare sono ridotte all’osso e nonostante tutto quest’anno abbiamo ricevuto a Pisa un ulteriore taglio di 9mln €, e inoltre resta sempre attivo il blocco del turn-over per le nuove assunzioni).
Senza tali requisiti, i corsi semplicemente chiudono e l’ANVUR (ente che dovrebbe garantire la qualità dei corsi di laurea degli atenei pubblici italiani, non la loro chiusura!) non si preoccupa di risolvere situazioni problematiche, anzi le sradica alla base.
Per questo, se non si interviene su questo decreto, l’unica alternativa alla sopravvivenza dei corsi sarà agire sul numero degli studenti, programmandolo e riducendolo drasticamente.
Ecco perché a Pisa, così come in altri atenei italiani dove siamo presenti come Link – Coordinamento universitario, ci stiamo mobilitando per far approvare nei Senati Accademici una mozione di contrarietà rispetto a questo decreto e in cui si sproni il futuro ministero ad intervenire per rivedere il decreto AVA.
Non si può cedere ai tentativi, ben congegnati, dei governi Berlusconi e Monti di smantellare l’università di massa per come l’abbiamo conosciuta, in favore degli atenei privati e del mercato dell’istruzione.
Ingegneria in Movimento – Sinistra per… difende l’università di massa e il diritto ad accedere ai gradi più alti del sapere.