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Giovedì 23 febbraio 2017, nonostante il nostro voto contrario, è stato approvato in Senato Accademico il numero programmato al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione: 900 posti in tutto per l’immatricolazione alle triennali negli indirizzi del dipartimento, suddivisi in 225 posti per singolo Corso di Laurea (Ingegneria Biomedica, Ingegneria Elettronica, Ingegneria Informatica ed Ingegneria delle Telecomunicazioni).
La proposta è stata portata avanti prima dai singoli Corsi di Studio e poi discussa nel Dipartimento. Il numero programmato, non presente fino all’ultima versione della delibera, è stato inserito in tempi brevissimi e senza una discussione preliminare e complessiva del problema. Il tutto è stato motivato dal sovraffolamento delle aule e dalle conseguenti violazioni delle norme di sicurezza.

Nonostante noi, come rappresentanti, riconosciamo la gravità del problema, non riteniamo che questa sia la soluzione adeguata.
Partiamo da un’analisi del problema: il numero di immatricolazioni nell’area di studi. Per programmare l’attività didattica è necessario rifarsi, da legge, agli ultimi due anni di immatricolazioni. In questi due anni, come si evince dai dati stessi pubblicati sul sito dell’Ateneo, non solo il numero di studenti al DII non è aumentato, ma, addirittura, ha subito una contrazione di una trentina di elementi. Se spostiamo l’analisi anche sugli anni precedenti l’unico dato ulteriore che emerge è che l’aumento di studenti ha riguardato solo il corso di Ingegneria Informatica, che ha aumentato la sua attrattività tre anni fa per poi mantenerla invariata nel tempo. Quindi, di fatto, una programmazione futura sostenibile era una scelta fattibile, senza generare sovraccarichi sui docenti.

Questa scelta di un numero programmato dipartimentale è stata accompagnata da un obbligo di riorganizzazione della didattica per il primo anno (48 cfu uguali fra i 4 corsi, i restanti 12 convalidati come esami a scelta in caso di trasferimento) affinché lo studente, se non soddisfatto del corso assegnatogli secondo graduatoria, possa al secondo anno chiedere il trasferimento al corso da lui prescelto.

Come studenti siamo favorevoli a questa riorganizzazione della didattica, dopodiché non possiamo non considerare che la razionalizzazione delle risorse del corpo docenti andrebbe portata avanti, in tutti i dipartimenti, a prescindere dall’introduzione di un numero programmato. Infatti, tra le altre cause che portano al sovrafollamento delle aule: non è il numero di iscritti ad essere insostenibile, ma il fatto che, a causa di contingenze varie e problematiche legate alla didattica, lo studente si ritrovi a seguire più e più volte un corso prima di essere pronto a sostenere con profitto il suo relativo esame. Per far fronte a tale problematica una limitazione delle iscrizioni non rappresenta minimamente una soluzione.

L’ultimo dato che ci preme sottolineare è di carattere nazionale. Pisa era una delle poche università in Italia che garantiva ancora un accesso agli studi di Ingegneria totalmente libero. Questa decisione di fatto rappresenta un’ulteriore chiusura dell’università pubblica, seguito di precise politiche di smantellamento dell’istruzione pubblica, che non garantisce quindi la completa possibilità dello studente di decidere del proprio futuro e il libero accesso al sapere.

Come Ingegneria in Movimento – Sinistra per…  abbiamo sempre difeso il libero accesso ai saperi credendo in un’università pubblica e accessibile per tutti. Per questo ci siamo sempre posti fermamente contrari in tutto il percorso che ha portato a questa delibera. Ci impegneremo, quindi, a portare proposte nuove negli organi, confrontandoci con chiunque vorrà contribuire nel percorso, affinché il libero accesso ai saperi venga di nuovo garantito a chiunque voglia iscriversi.