movidaLa nuova ordinanza del prefetto, in vigore dalle 22.00 del 15 Maggio di quest’anno, è l’ennesimo tentativo da parte dell’amministrazione comunale e del prefetto di Pisa di gestire una questione cittadina come un problema di ordine pubblico. Negli anni abbiamo assistito più volte a ordinanze che andavano in questa direzione, ma l’ultima compie un salto di qualità nettamente proibizionista andando a punire addirittura la detenzione di bevande alcoliche in alcune zone della città.

Ancora una volta viene messa nel mirino la popolazione studentesca che frequenta le piazze e le vie del centro. La descrizione a cui abbiamo assistito in questi giorni è una pura criminalizzazione, enfatizzando la situazione come di assoluto degrado,
sporcizia e consumo di alcool e sostanze.
In realtà questi luoghi, a partire da piazza dei Cavalieri, oggi rappresentano gli ultimi spazi di aggregazione, in una fase storica in cui, non solo la cultura e il sapere non rappresentano più settori in cui investire, ma anche in cui gli spazi di aggregazione diminuiscono ogni giorno. Esempi emblematici sono il Parco della Cittadella e il Giardino Scotto, difficilmente accessibili o assolutamente inutilizzati per iniziative ludiche e di socialità, la sorte riservata all’ex Colorificio prima e al Distretto 42 poi, senza parlare delle mille difficoltà che si incontrano per ottenere i permessi per un’iniziativa in una piazza del centro.

Intanto si abbandonano a loro stesse le periferie impoverendole ogni giorno e lasciando così come unica strada quella di riversarsi tutti nelle vie del centro perché fuori da lì la città diventa un gigantesco dormitorio dopo le 8 di sera.
Crediamo che la soluzione non sia chiudere le strade, mettere coprifuoco, aumentare le volanti o impedire la vendita degli alcoolici ma sia invece quella di rendere Pisa una città che sia prima di tutto luogo d’incontro e di integrazione tra la cittadinanza e la popolazione studentesca, un luogo che riconosca a tutt* i suoi abitanti un pieno diritto alla città.

Ribadiamo l‘importanza di avere un confronto aperto a livello cittadino, in grado di ricomporre soggetti diversi come studenti e residenti e finalizzato ad individuare delle soluzioni collettive. Partiamo, però dalla ferma richiesta di ritirare immediatamente l’ordinanza antialcol, in quanto repressiva e tuttosommato inutile: come accaduto in passato, le esigenze socio-culturali degli studenti e della componente giovanile non spariranno col proibizionismo, ma semplicemente troveranno un’altra pizza dove riversarsi.

I  nostri desideri sono insopprimibili, non possiamo essere calcolati solo  per pagare l’affitto o come clientela delle attività commerciali pisane.  Vogliamo essere liberi di vivere e attraversare la città  in cui abitiamo