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Nei giorni passati abbiamo assistito ad una svolta repressiva in questa città grazie alla nuova “operazione falange” voluta dal Prefetto Tagliente.

L’operazione falange, già criticabile nel nome in quanto richiama alla Spagna franchista, é un’operazione di sequestri di merce contraffatta alla comunità senegalese, attuata, come fa appunto presagire il nome, con pratiche risultate a tratti violente e irrispettose nei confronti dei singoli individui.


Per l’ennesima volta in città si affrontano questioni sociali come problemi di ordine pubblico, mettendo sempre in prima file le forze dell’ordine a reprimere e a chiudere ogni spazio di discussione, al confronto e alla politica, esattamente come quanto accaduto alla comunità studentesca, oggetto di una vera e propria criminalizzazione diffusa dalla stampa e strategicamente volta a preparare il terreno per l’ordinanza anti-movida. La gestione della città in questo ultimo periodo è divenuta appunto una vera e propria questione di ordine pubblico, con metodi e risultati estremamente pericolosi che minano la possibilità di integrazione fra le diverse componenti che vivono ogni giorno Pisa.

Non crediamo che Pisa possa essere una città in cui riecheggiano terminologie fasciste, dove la repressione e la criminalizzazione siano le strade da percorrere per risolvere le questioni sociali che Pisa vive. Non crediamo che neanche che creare tensioni e divisioni tra “pisani” e studenti o migranti sia la strada migliore per risolvere i problemi che vivono queste componenti, ma anzi si dovrebbe cercare di avvicinarle per rendere Pisa un luogo di integrazione. Da anni ci battiamo, esprimendoci sulle questioni cittadine, affinché i luoghi di socialità esistano e siano aperti, affinché la città viva di tutto quello che la compone senza contrasti o scontri, affinché sia la politica a prendere parola e non venga demandato tutto alle forze dell’ordine.
Crediamo che Pisa debba essere una città aperta e viva, luogo di confronto e di scambi, una città vissuta e vivibile e solo così più sicura per tutti.

Rinnoviamo quindi l’invito rivolto all’amministrazione comunale ad aprire un percorso di confronto pubblico con tutte le parti coinvolte al fine di individuare collettivamente le soluzioni più adeguate per la risoluzione di problemi che coinvolgono la comunità cittadina nella vita di tutti i giorni e non a nascondersi dietro ordinanze prefettizie dal sapore violento.

Rimaniamo solidali alla comunità senegalese affinché nessuno in questa città sia vittima di violenza e di criminalizzazione, sperando che gli episodi già avvenuti in città rimangano isolati.