santa_croce_fossabandaApprendiamo dai giornali che il Comune di Pisa sarà presente da oggi fino a giovedì 26 giugno ad Expo Italia Real Estate, fiera immobiliare milanese dove mettere in vetrina le sue proprietà di più alto valore. L’amministrazione non smentisce, quindi, la propria linea di svendita del patrimonio pubblico, attraverso piani di alienazione faraonici che comportano da programma una privatizzazione delle risorse esistenti.

Crediamo che questa valorizzazione finanziaria anziché sociale delle risorse sia contraria ai bisogni del territorio e che la strada da perseguire sia radicalmente diversa, cioè la riqualificazione del patrimonio pubblico esistente per una sua destinazione a fini sociali. Oltretutto, i piani di alienazione del Comune si sono rivelati inutili: la strategia di fare cassa svendendo il proprio patrimonio per finanziare opere pubbliche è fallita più volte a causa dell’immobilismo del mercato immobiliare di oggi.

Con grande sconcerto, abbiamo notato come il Comune abbia inserito in questa logica immobiliare privatistica anche l’ex convento di Sante Croce in Fossabanda. Questo immobile è stato più volte al centro delle mobilitazioni studentesche ed è diventato un obiettivo per rispondere alla mancanza di alloggi per studenti (più di 1400 aventi diritto non ricevono l’alloggio gratuito dal DSU) e alla carenza del servizio mensa nella zona delle Piagge, di recente espansione dell’università. La pressione esercitata dagli studenti ha portato nei mesi scorsi alla manifestazione d’interesse da parte dell’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario e all’apertura di una trattativa fra i due enti.
Non comprendiamo la scelta dell’amministrazione comunale, che è difficile non leggere come un cambiamento di programma: il Comune, infatti, si era dato tempo fino al prossimo 30 giugno per rispondere all’offerta economica del DSU, ma con un tempismo sospetto mette di nuovo Fossabanda in vetrina alla ricerca di un acquirente privato. Come studenti e studentesse che da anni si battono per il diritto allo studio, riteniamo inaccettabile questo comportamento, soprattutto alla luce dell’apertura della trattativa con il DSU. L’ex convento è una risposta reale a un diritto di primaria importanza presente sul territorio e attualmente insoddisfatto: chi decide di chiudere questa possibilità se ne assume la responsabilità di fronte ai 1500 studenti aventi diritto all’alloggio che non lo ricevano per carenza di studentati.
Chiediamo, quindi, che la trattativa fra Comune e DSU torni subito nel vivo seguendo una logica non meramente di mercato ma solidaristica fra enti pubblici.