In una delle scorse notti il nostro Dipartimento è stato teatro di un ennesimo atto di deturpamento al fine di manifestare la contrarietà nei confronti delle attività di ricerca che normalmente ivi vengono svolte.

Con queste brevi righe vogliamo, come gruppo di rappresentanza studentesca ma anche come studenti e future donne e uomini di scienza, dire la nostra e chiarire alcune cose.

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Prima di tutto sgombriamo il campo dalla disinformazione: la “vivisezione” (o “vivisene” quando non si è in grado di gestire lo spazio per scrivere), così come definita dai vocabolari, non è praticata e ormai proibita in tutta europa.

Atto operatorio su animali vivi, […] privo di finalità terapeutiche ma tendente a promuovere […] o a integrare l’attività didattica o l’addestramento a particolari tecniche chirurgiche […]. 

(Dall’enciclopedia Treccani)

Nel nostro dipartimento invece, viene operata, quando strettamente necessario e sotto l’osservanza della normativa italiana in merito, una delle più stringenti normative europee, la sperimentazione animale (che, se non fosse ancora chiaro, è differente dalla vivisezione). Quest’ultima, ad oggi, è spesso una tappa obbligata per il complesso processo di ricerca medico-farmacologica, non sostituibile con altri metodi. Diciamo “spesso” e non “sempre” non a caso: quando vie alternative possono produrre risultati utili, vengono sfruttate da noi come nel resto d’Italia.

Siamo stanchi di vedere dipinto il ricercatore come un sadico uomo in camice bianco che gode del triste spettacolo: la sperimentazione non piace a nessuno ma è un prezzo che siamo disposti a pagare oggi per salvare numerose di vite domani. Un prezzo che, oggi, non si può non pagare. 

Fatte le dovute premesse consideriamo però l’aggressione un atto irrispettoso della coscienza di ognuno di noi visto che si può scegliere, come sancito dalla legge, di essere obiettore di coscienza nel proprio lavoro e si possono scegliere i mezzi con i quali curarsi nel privato.

Dunque, se la libertà del singolo è già tutelata, che senso ha una così becera manifestazione di dissenso se non l’autocompiacimento e la conflittualità fine a se stessa?

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E’ uno scontro di civilità, di visioni della realtà, della società: da una parte la scienza che mette tutto in discussione nelle aule, nei laboratori, sulle riviste, alla luce del sole e dall’altra la disinformazione sul web, l’anti-scienza che cavalca onde emotive di notte e nega qualsivoglia confronto.

Il nostro è un dipartimento costruito svariate decadi orsono, protetto come edificio storico, con la facciata in travertino: una roccia calcarea che, purtroppo, assorbe le sostanze colorate che vi vengono apposte. Non basterà una idropulitrice dal costo irrisorio per far tornare il dipartimento pulito e questo ci amareggia.

La cosa però che ci amareggia più di tutte è la vigliaccheria.

Principi Attivi – Sinistra per…

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