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Continua la saga dell’ambivalenza Pisana nei nostri confronti: portafogli o minacce per il pubblico “decoro”? La scelta è difficile. Quando non possiamo consumare, la nostra presenza viene reclamata a gran voce (come abbiamo visto durante il Covid), quando invece abbiamo la possibilità di stare nelle vie e nelle piazze della nostra Città, ci scacciano a colpi di ordinanze.

L’ultima è stata firmata il 14 agosto e impone il divieto di somministrare bevande alcoliche da asporto in tutti i locali di Piazza Gambacorti, così come il divieto di bere in spazi pubblici, dalle 18.00 alle 24.00, fino al 2 novembre.

La sicurezza e l’ordine, stando a quanto affermano, sono una priorità di questa Amministrazione, così come delle precedenti: prima Filippeschi, adesso Ziello e Conti, vorrebbero vederci tuttɜ sedutɜ e compostɜ, niente schiamazzi e guai a sedersi per terra. In una piazza dove “la movida negli ultimi anni si è sempre svolta sostanzialmente in modo corretto e ordinato”, come scriveva qualche giornalaio. Il modo corretto, ovviamente, è adeguarsi. O isolarsi.

Quindi il punto qual è?

Che non ci stiamo a questo gioco delle parti in cui l’amministrazione si erge a paladina dell’ordine e della sicurezza, dipingendoci come causa della fantomatica “malamovida”. Questa parola, insieme a “decoro” e “degrado”, è solo uno specchietto per le allodole, volto a inventare la narrazione di una situazione emergenziale di caos urbano da reprimere, al fine di togliere spazi a chi li vive, dandoli a chi può permettersi di spendere intorno a un tavolino.

Questi spazi ce li vogliamo vivere in piena libertà, senza essere dipintɜ come disagio per l’ordine pubblico. Risposte a questo fantomatico “disagio sociale” non sono la repressione e la sorveglianza. Invece che obbligarci a non bere per strada, chiedetevi quali alternative culturali o di svago offre questa città. 

Cambia il problema identificato, prima Vettovaglie, adesso Piazza della Pera. Alla base la stessa ignoranza e indifferenza rispetto ai bisogni della nostra comunità. Lo spazio pubblico non può e non deve avere un prezzo.


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