Il nostro Ateneo è nuovamente stato teatro di uno spettacolo violento e di gravità inaudita, amplificato mediaticamente tanto dalla ministra Bernini quanto dalla stessa UniPi. La ministra, in visita per la campagna elettorale delle elezioni regionali toscane, incontra in Rettorato tre persone: il Rettore Zucchi, il professore Rino Casella e una studentessa gazawi appena arrivata a Pisa tramite canali umanitari.
L’Università di Pisa ha scelto di rendere possibile un incontro tra una studentessa appena sfuggita a una prigione a cielo aperto, teatro di un genocidio, e due figure che hanno chiaramente dimostrato da quale parte della storia intendono collocarsi. Un docente che in più occasioni, sia negli organi di Ateneo che in pubblico, si è mostrato tra le più violente voci negazioniste del genocidio della nostra Università; e una rappresentante del governo che di questo genocidio è complice.
Nonostante tutte le manifestazioni e le mozioni presentate negli organi, l’Ateneo si è limitato a timidi comunicati, senza mai prendere un netto posizionamento in reazione a quanto sta accadendo. Le convenzioni con Università israeliane non sono più in vigore, ma rimangono comunque attive le collaborazioni con aziende del settore bellico che vendono armi ad Israele, i progetti di ricerca Horizon e i rapporti di Erasmus+.
Quanto accaduto è aberrante ed è un ulteriore esempio dell’incapacità dell’Amministrazione di sottrarsi dalla propaganda governativa. Che questo incontro non sia stato UniPi a organizzarlo ma il Ministro a richiederlo, non muta il coinvolgimento di un’Università che non ha fatto niente per impedire che si realizzasse uno scenario così grottesco.
Il Governo prova a ripulirsi l’immagine ricordando quante persone sta accogliendo in Italia pur non sborsando un centesimo: chi arriva deve già avere ottenuto una borsa di studio tramite altri mezzi. Sono soltanto facciate per farci dimenticare che il supporto italiano all’operazione israeliana è un fatto concreto: siamo il terzo Paese al mondo per export di armi verso Israele.
Ma d’altronde è chi protesta, chi blocca le lezioni, chi si mobilita all’interno delle università e delle città a essere violento. O no? Il professor Casella, presente in questa passerella mediatica, è passato recentemente alla cronaca per presunte violenze subite da manifestanti pro-Palestina mentre teneva lezione. Peccato che quasi nessuna delle ricostruzioni giornalistiche ha provato a interrogare lɜ studentɜ testimoni in aula, che al contrario negano i racconti del professore.
Noi non ci stiamo.
L’Università di Pisa ha commesso un atto vergognoso.
Contesteremo, scenderemo in piazza come abbiamo sempre fatto. Per una Palestina libera, per la fine dell’imperialismo e del neocolonialismo.
Questo è solo l’inizio.
