Con il decreto-legge Minniti-Orlando, entra in vigore il cosiddetto “DASPO urbano”, in virtù del quale il sindaco può imporre una sanzione amministrativa pecuniaria a “Chiunque ponga in essere condotte che limitano la libera accessibilità e fruizione” di alcuni luoghi cittadini individuabili dall’amministrazione comunale. Chi tiene atteggiamenti che possano deturpare il decoro urbano e la quiete pubblica viene allontanato per le successive 48 ore dal luogo urbano in cui è stato commesso e accertato il fatto, mediante un ordine di allontanamento. Se il destinatario dello stesso lo viola, dovrà pagare una sanzione pecuniaria doppia di quella che gli è stata irrogata per aver limitato “la libera accessibilità e fruizione” del luogo urbano.

Come si traduce in termini pratici? Non essendoci alcuna definizione restrittiva sugli atteggiamenti che violano il decoro urbano, ci troviamo sostanzialmente davanti ad una normativa che dipende in gran parte dalla soggettività e sensibilità di coloro che dovranno metterla in pratica: sindaci e questori di tutta Italia. Stiamo trattando di un provvedimento amministrativo che limita la libertà del singolo – peraltro, senza la garanzia di un intervento dell’autorità giudiziaria – mediante l’ordine di allontanamento dal luogo in cui è commesso il fatto per 48 ore, che può prolungarsi fino a 6 mesi, se il fatto è reiterato.

Pisa ha incluso tra le aree soggette al DASPO urbano la zona della stazione, la zona dell’aeroporto, la zona monumentale e le zone attigue ai poli universitari; sono ancora in discussione Piazza delle Vettovaglie, Piazza dei Cavalieri e Piazza Garibaldi.

Se da una parte il centrodestra e il M5S spingono l’amministrazione per l’inserimento anche di queste aree tra le zone soggette all’applicazione del DASPO urbano, dall’altra il Questore riconosce la difficoltà di applicazione in tali luoghi, ammettendo la paura di una ritorsione da parte dei giovani che li frequentano; ritorsione che potrebbe assumere le forme di un vero e proprio “effetto boomerang”, considerando il fatto che risulterebbe praticamente impossibile verificare che il DASPO sia stato osservato da tutte i soggetti cui sia stato comminato.

Ci si preoccupa quindi di una ritorsione, causata dall’applicazione del DASPO urbano, nei confronti delle stesse forze dell’ordine, questo a  dimostrazione delle situazioni paradossali che si creano nel momento in cui si utilizzano degli strumenti del genere per garantire il “diritto a sentirsi sicuri”. Ci sembra chiaro che questi stessi strumenti rischiano di amplificare (se non addirittura creare) situazioni di disordine.

Assistiamo nuovamente al concretarsi di una visione distorta della realtà in cui lo studente che quotidianamente vive la città di Pisa è colui che deturpa, sporca e disturba.

A pochi mesi dalle elezioni amministrative del Comune di Pisa, si cerca il consenso dei residenti, i quali tendono ad attribuire agli studenti la causa primaria dei problemi della città. Gli studenti, come sempre, vengono etichettati come coloro che “stuprano” Piazza dei Cavalieri, che alimentano lo spaccio e che di notte disturbano la quiete pubblica.

Questa politica cieca che non si preoccupa di affrontare e risolvere il problema, ma solo di arginarlo (peraltro, in maniera del tutto discutibile), porta con sé un’immensa quantità di problemi, più di quelli che vorrebbe potenzialmente risolvere. Per uno studente, infatti, essere destinatari di un ordine di allontanamento potrebbe significare l’inaccessibilità al polo universitario del proprio Dipartimento per 48 ore o, addirittura, in caso di reiterazione, fino ad un massimo di 6 mesi, gravando inevitabilmente sulla continuità del percorso di studi. Ancora: tutto questo potrebbe tradursi, di fatto, nell’impossibilità per gli studenti fuori sede di tornare in terra natìa, qualora fossero destinatari di un ordine di allontanamento dalle zone della stazione e dall’aeroporto.

Il DASPO urbano è uno strumento contrario a qualunque principio democratico, che lede sensibilmente e visibilmente la libertà del singolo, attraverso questa nuova formulazione del potere di ordinanza, collegato a generiche finalità, quali decoro, vivibilità urbana, incuria, degrado del territorio. Quando al potere di ordinanza si somma il potere di allontanare le persone da certi luoghi urbani, si arriva non solo a violare la libertà di circolazione (art. 16 Cost.) ma anche a legittimare una politica inconcludente che non si pone come obiettivo un miglioramento di una condizione sociale, bensì lo spostamento della stessa condizione ritenuta “scomoda” verso luoghi periferici lontani dal centro della città.

Per questo come Lista Studentesca abbiamo presentato ufficialmente domanda di audizione per la Seconda Commissione Politiche Sociali del Comune di Pisa, presso la quale si sta discutendo in merito alla proposta di delibera sul DASPO, ma sembrerebbe che ci sia una netta chiusura ad ascoltarci e ad ascoltare qualsiasi altra componente che di fatto verrà colpita da queste nuove misure. Questa è l’ennesima dimostrazione di come questa amministrazione continui ad essere sorda davanti alle richieste di interlocuzione provenienti dalle altre componenti che formano la comunità tutta, credendo di risolvere a suon di decreti-legge le situazioni problematiche, colpendo i soggetti più deboli poiché individuati come il “problema” da reprimere.

Sinistra per…