Oggi si celebra la Giornata della Memoria, anniversario del giorno in cui, nel 1945, le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz sancendo la fine dell’Olocausto.

Durante la seduta odierna del Senato Accademico è stata discussa la nostra mozione, già approvata all’unanimità in Consiglio degli Studenti, nella quale chiediamo all’Ateneo di prendere posizione riguardo all’intitolazione a D’Achiardi della strada in zona Don Bosco.

Questa istanza è stata lanciata questa estate dal comitato scientifico di “San Rossore 1938”, con l’adesione della Comunità ebraica di Pisa, l’Anpi provinciale di Pisa e l’associazione Nazionale ex deportati nei campi Nazisti, Pisa, raccogliendo oltre ventimila firme ed è stata presentata al consiglio comunale pisano, che ha però deciso di mantenere l’intitolazione della via al Rettore  Giovanni D’Achiardi che applicò le leggi fasciste antiebraiche, firmate proprio a Pisa il 5 settembre 1938 nella tenuta di San Rossore, espellendo venti docenti, 290 studentз stranierз ricacciati verso i propri paesi intolleranti e un numero ancora ignoto di studentз, colpevoli di essere ebreз. 

Nella petizione si chiedeva di sostituire il nome del Rettore con quello di uno dei docenti che quel provvedimento condusse alla morte: Raffaele Menasci.

Abbiamo deciso di presentare questa mozione proprio dopo quel consiglio comunale e quello che abbiamo chiesto era che l’Ateneo, anche in base a quanto sancito nello statuto e nel rispetto dei valori costituzionali, non rimanesse in silenzio.

Oggi la richiesta di presa di posizione è stata accolta ed è stato redatto un testo che verrà rilasciato ufficialmente nei prossimi giorni. 

Nell’approvazione di questo testo il Senato Accademico non è riuscito a raggiungere l’unanimità.

👉Da anni,  riguardo a moltissimi temi (dal trattamento delle minoranze alla considerazione che si ha di determinati eventi e personaggi storici), la narrazione dominante nel dibattito pubblico continua a propinare la retorica della fantomatica “dittatura del politicamente corretto”.

👉Da anni tutte le richieste di considerazione, diritti e rispetto vengono messe sullo stesso piano del capriccio, da parte di chi discrimina, di poter continuare a farlo senza subire conseguenze di alcun tipo, in nome di una libertà di parola che scavalca la dignità altrui.

👉Da anni si confonde la memoria storica di eventi negativi del passato con la loro celebrazione, rifiutandosi di rimettere in discussione quest’ultima con la scusa della salvaguardia della prima, a scapito di tutte le persone che a causa di tali eventi hanno sofferto.

👉E da anni chi ne paga le conseguenze è la minoranza stessa, non ricevendo il supporto di cui avrebbe bisogno a fronte di insulti, violenze e diritti negati, e dovendosi spesso accontentare delle briciole – che pure spesso non arrivano.

Gli esempi di cronaca che raccontano discriminazioni, violenze verbali e fisiche, aumentano ogni giorno – il caso del ragazzo aggredito verbalmente con offese antisemite in provincia di Livorno è solo un esempio.

Nel dedicare spazi delle città che attraversiamo a personaggi storici, affermiamo di condividerne i valori: accettare l’intitolazione di una via della nostra città a D’Achiardi, significa celebrare una persona nella complessità della sua vita, trascurando le sue decisioni durante il ventennio fascista.

Primo Levi ha scritto “la zona dell’ambiguo non la si può tagliare in due con una linea retta”: la condotta di Giovanni D’Achiardi è inequivocabile sul piano del giudizio storico, ed è la memoria di queз studentз e di quei docenti che ci spinge a considerare inammissibile che una via della città di Pisa gli sia ancora intitolata.

Le vite dei personaggi storici vanno considerate nella propria complessità e totalità, e intitolarvi una via implica un certo grado di coerenza tra le loro azioni e i valori della nostra società; fascismo e discriminazione non lo saranno mai.