renzipoletti

Ormai da tempo sono noti i tragici dati sul tasso di disoccupazione giovanile nel nostro Paese, che ha ampiamente superato il 40%, senza contare il dato dei sottoccupati: uno scenario drammatico, figlio di anni politici che hanno promosso scellerate impostazioni neoliberiste volte a precarizzare il futuro di più di una generazione. Il governo Renzi è in questo completamente in linea con i suoi predecessori: un’impostazione politica le cui parole d’ordine sono “flessibilità” (che in questo Paese significa da sempre precarietà) e “competizione”, il tutto aggravato da un esplicito disprezzo nei confronti delle parti sociali che questo governo pare ignorare completamente. Quello che vuole nascere è un Paese-Azienda, un flusso di matrice imprenditoriale sempre più lontano dall’equità sociale e dai bisogni e delle aspirazioni dei suoi cittadini.

La massima rappresentazione di queste politiche è il Job Act, in particolare il recente decreto Poletti, il cui scopo è quello di creare un contratto di lavoro a termine senza indi­ca­zione di alcuna cau­sale con durata lun­ghis­sima (fino a tre anni). Questo infame meccanismo suggerisce al datore di lavoro un semplicissimo comportamento: tenere il lavo­ra­tore con con­tratto acau­sale e alla sca­denza sosti­tuirlo, consegnando il lavoratore a un meccanismo fatto di ricatti, umiliazioni e sottomissioni al padrone, che si protrarrà per tutta la vita lavorativa, e a un’esistenza fatta di precarietà e sfruttamento.

Questi precari triennali (che potranno essere fino al 20% dell’organico di ogni impresa) andranno sostanzialmente a creare una sorta di anello esterno alle aziende, in cui questi lavoratori si troveranno a transitare da un posto di lavoro all’altro intrappolati in una precarietà eterna; stesso destino sarà quello di eventuali lavoratori a tempo indeterminato qualora perdessero il posto di lavoro.

 

L’altro tema presente nel decreto, che riguarda più direttamente la componente studentesca, è quello del contratto di apprendistato, dal quale viene eliminato ogni serio controllo sull’effettività della formazione professionale e persino la basilare garanzia che impediva al datore di lavoro di concludere nuovi contratti di questa tipologia se prima non avesse assunto a tempo indeterminato i precedenti apprendisti. Come Rete della Conoscenza, chiediamo che queste tutele vengano reintegrate e potenziate.

Recentemente l’associazione “Giuristi Democratici” ha presentato un esposto nei confronti di questo provvedimento, considerandolo totalmente incompatibile con la normativa europea, denunciando il fatto che il decreto «libe­ra­lizza i con­tratti a ter­mine ed eli­mina nel con­tratto di appren­di­stato l’obbligo di for­ma­zione e di sta­bi­liz­za­zione al ter­mine del con­tratto» in quanto«i con­tratti di lavoro pre­cari, privi di tutela e sot­to­pa­gati, diver­ranno la forma di gran lunga pre­va­lente, e dun­que la regola, di accesso al mer­cato del lavoro».

A fianco di questo esposto aderiamo e ci facciamo promotori della mobilitazione che si terrà dall’11 al 13 aprile a Lucca, dove, in occasione della festa del volontariato, saranno presenti i maggiori fautori di questo disastro: il Ministro Poletti, il Ministro Giannini e soprattutto il premier Renzi. Arriveremo a quelle giornate, in particolare alla contestazione al premier Renzi di domenica 13, forti del percorso intrapreso a Pisa contro l’accordo firmato da Prefettura, Sovrintendenza, Comune e Università di Pisa sulla “tutela volontaria”, che intende affidare al lavoro volontario e non retribuito la cura del patrimonio storico e artistico della città. Le associazioni di volontariato sono ben accette, ma non sostituiscono il lavoro retribuito dei “professionisti della cultura” che, tra l’altro, aspettano da tempo una regolamentazione del mercato del lavoro a livello legislativo. Il volontariato in tal caso si rivela una precisa scelta politica di non investire in questo settore o di farlo sempre in modo incompleto e insufficiente alle reali esigenze. L’opposizione all’accordo organizzata da chi ritiene che i professionisti del settore debbano essere adeguatamente valorizzati e retribuiti non può che rivolgersi anche contro un’iniziativa che riconosce “il volontariato come base di una società del benessere fondata sul lavoro”.

Questo non sarà che il primo appuntamento di un percorso che attraverserà tutta la primavera europea e ci porterà a luglio a Torino, in occasione del Summit Europeo sulla disoccupazione giovanile, un appuntamento che inaugurerà il semestre di presidenza italiana, fondamentale per portare avanti le nostre rivendicazione e per costruire un altro modello europeo.