Il 18 Giugno, a Livorno, ci sarà il Toscana Pride.

Noi ci saremo, scenderemo in piazza nel nostro spezzone studentesco. Saremo lì con le persone a cui vogliamo bene, con cui condividiamo la lotta, la vita e la felicità, con lз nostrз partner, con le nostre famiglie.

Avremmo voluto anche l’Università al nostro fianco. Il luogo dove cresciamo, dove abbiamo conosciuto le persone che fanno parte della nostra quotidianità, dove studiamo e che ha il dovere di formarci. Anche quest’anno invece, il nostro Ateneo ci ha voltato le spalle, negando di concedere il patrocinio al Toscana Pride durante la seduta del Senato accademico di questa mattina: patrocinare il Pride è un gesto politico, ci dicono, che non si addice a questa istituzione.

Ci sentiamo dire che dovrebbero bastarci le azioni, i fatti concreti, al posto delle parole e che il supporto dovrebbe essere già evidente dalle iniziative stesse, come prese di posizione in favore della comunità. Ma che valore possono avere queste iniziative se provengono da un’Università che decide di non schierarsi politicamente al nostro fianco?

Questo Ateneo, che dimostra anche in questa occasione la propria incoerenza, pare non voler capire quanto sia altrettanto politica la decisione di non patrocinare questo evento. Quando si parla di riconoscimento della comunità LGBTQIAPK+, è impossibile mettere sullo stesso piano chi chiede diritti e chi li vuole negare. Non esiste una sintesi tra la semplice esistenza di un intero gruppo di persone e l’odio nei loro confronti: chi non prende posizione e resta nel mezzo, diventa la barriera che protegge chi odia ed emargina chi viene odiato.

Incazzatз ma non sorpresз, il 18 giugno saremo in piazza anche contro questa retorica di violenza che la nostra Università porta avanti, un’Università inclusiva solo quando si tratta di guadagnare visibilità e riconoscimento a livello pubblico.

Negare il patrocinio al Pride è una scelta politica. Negare il patrocinio al Pride è violenza.