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Mercoledì in Consiglio di Amministrazione è stata presentata una variazione al regolamento dei Ricercatori a Tempo Determinato di Tipo A (RtDA), che va ad aumentare il massimo delle ore di docenza che tale figura può tenere, passando da uno sforamento limite del 10% al 20% rispetto a quanto stabilito dalla legge (60 ore di docenza): questa modifica, se approvata nelle prossime sedute, avrebbe come conseguenza che gli RtDA potranno tenere interi corsi da 9 o addirittura da 12 crediti, a seconda di quanto previsto dai regolamenti dei vari dipartimenti.
Come Sinistra Per… ci siamo espressi fortemente contrari a questa proposta la quale, insieme all’obbligo delle 20 ore di didattica per gli assegnisti cofinanziati dall’università approvato poco tempo fa, andrebbe nella direzione di una didattica sostenuta sempre di più dalle figure precarie presenti all’interno del sistema della formazione: in pratica stiamo assistendo a manovre politiche che riprendono appieno lo spirito della Legge Gelmini, tanto criticata 5 anni fa dal mondo universitario in toto, che prevede una maggiore sfruttamento del personale non strutturato o di quello a tempo determinato per sostenere la continua carenza di personale docente di prima e seconda fascia.
Il quadro è ancora più grave alla luce della manovra aggiuntiva sul bilancio varata poche settimane fa, in cui si prevedeva un forte incremento sia degli assegni di ricerca finanziati dall’università di Pisa sia del ricercatori a tempo determinato rispetto a quanto prospettato nei piani triennali passati: ci troviamo di fronte ad un escamotage atto a rimandare di qualche anno i problemi che stanno sorgendo nella sostenibilità della didattica dovuti al blocco delle assunzioni e ai tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario, facendo ricadere gran parte dei corsi attivati sulle suddette figure.
Come Sinistra Per… riteniamo inaccettabili tali manovre e per questo chiediamo all’amministrazione di fare un passo indietro rispetto a questo tipo di politica, respingendo così l’idea di un università sostenuta da precari, e riteniamo che l’UniPi, nella figura del Rettore, debba farsi portatrice presso la CRUI e il MIUR della richiesta di un cambio di rotta rispetto alle politiche varate dagli ultimi governi in materia di finanziamento e assunzione di personale docente, prima che le università si trovino di fronte, a causa della mancanza di fondi, alla scelta o di dequalificare la loro offerta didattica o di aumentare le tasse e la presenza di ricercatori dal futuro molto incerto.