butiOggi durante l’assemblea d’ateneo studenti e studentesse hanno discusso della propria condizione e dei propri bisogni, sempre meno al centro delle politiche locali e governative su università e welfare. E’ emerso un punto di vista indisponibile ad aspettare ancora per ricevere risposte concrete, perché, come hanno dimostrato le diverse iniziative di questi giorni, le risorse ci sono e possono essere messe a disposizione per aprire nuovi posti alloggio per studenti borsisti e nuovi servizi. Dall’assemblea è stato lanciato il presidio sotto il Comune per proseguire la vertenza aperta ieri con l’occupazione di Santa Croce in Fossabanda e promosso un corteo che ha attraversato le vie del centro per arrivare a segnalare un altro immobile praticamente pronto per essere assegnato agli studenti e che, nonostante le 3 inaugurazioni organizzate da Comune e ARDSU, ancora è stato realmente aperto. Si tratta della Residenza Artistica di via da Buti, un altro schiaffo all’urgenza di trovare soluzioni all’emergenza abitativa. Ribadiamo che questo immobile deve essere aperto immediatamente: la nuova promessa è per il 20 di novembre prossimo, che oggi ci è stato indicato come giorno nel quale il Comune dovrebbe consegnare finalmente l’immobile all’ARDSU

Invitiamo tutta la cittadinanza all’assemblea cittadina di stasera che si terrà nei locali della Residenza Artistica in via da Buti alle ore 21.30 per la costruzione collettiva del corteo del 15 novembre.

Segue il comunicato stampa dell’assemblea d’ateneo

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Dopo la partecipata assemblea di ateneo, gli studenti e le studentesse sono andati in corteo a segnalare un altro immobile pubblico lasciato vuoto e inutilizzato: la residenza studentesca in Via da Buti, più volte inaugurata e mai aperta definitivamente. Anche questa occupazione vuole portare alla luce l’emergenza abitativa presente in città, inserendosi in un percorso rafforzato ieri dall’occupazione di Santa Croce in Fossabanda e che ci vedrà scendere in piazza il 15 novembre con lo scopo di far emergere nel dibattito cittadino sia il problema degli alloggi, sia la necessità che DSU, Comune e Università si confrontino con i bisogni reali dei soggetti sociali studenteschi nell’utilizzo dei beni immobili pubblici.

Le istituzioni di questa città – dal comune, al DSU, all’università – non possono continuare a mettere la testa sotto la sabbia quando oltre 1500 studenti risultano idonei ma non beneficiari di borsa di studio, quando i lavori in nero e sottopagati dilagano e i costi degli affitti salgono alle stelle. Il recente protagonismo e le occupazioni degli ultimi giorni sono un segnale che le istituzioni non possono permettersi di ignorare trincerandosi dietro le rituali formule del rispetto della legalità. Un problema di giustizia sociale deve essere posto. Per questo riteniamo legittimo ridiscutere con le nostre pratiche i limiti della stessa legalità costituita che ogni giorno ci costringe a fare sacrifici ingiusti. Il goffo tentativo di marginalizzare queste esperienze, criminalizzandole e tacciandole di antidemocraticità, non è altro che l’ennesima dimostrazione dell’incapacità delle istituzioni tutte di fornire risposte adeguate alle istanze che da mesi in questa città vengono poste da chi subisce la crisi.

In questi mesi abbiamo saputo costruire risposte legittime, anche oltre gli stretti limiti della “legalità”, per trovare quelle soluzioni che le istituzioni non hanno saputo dare. Anche l’occupazione di Palazzo Feroci a seguito della scorsa assemblea d’ateneo, come quelle recenti, segnala scelte politiche precise operate dal pubblico contro i nostri bisogni. Gli immobili pubblici vengono destinati ai piani d’alienazione o tenuti vuoti invece di essere destinati all’emergenza abitativa studentesca. Inoltre da Palazzo Feroci con l’apertura dello studentato autogestito Spot siamo stati in grado di fornire una prima alternativa per le migliaia di studenti traditi da un welfare incapace di garantire alcunché. Queste esperienze rivendicano un problema di equità e di decisionalità che non può essere ignorato da chi gestisce la cosa pubblica.

L‘immobile di via Da Buti che oggi abbiamo chiamato in causa, è stato costruito dal comune di Pisa con lo scopo di cederlo all’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario. Questo permetterebbe la creazione di 30 posti alloggio, e così un possibile alleggerimento dell’emergenza a fronte dello scenario emerso dalle graduatorie provvisorie del DSU. In progetto da oltre dieci anni, la sua apertura è stata piú volte promessa e mai mantenuta, rinviata più volte per il blocco dei finanziamenti a causa del patto di stabilità. Si parla ancora di rallentamenti di natura tecnica dei quali l’azienda e il comune devono farsi carico affinché la struttura possa essere al più presto resa fruibile. Situazioni come questa non possono più essere tollerate.

Il nostro territorio ha bisogno di risposte: per questo motivo scenderemo in piazza il 15 novembre, per riappropriarci del reddito che ci viene sottratto e costruire nuove forme di welfare all’altezza dei nostri bisogni e desideri.
Per questo stasera nella residenza studentesca occupata di via Da Buti abbiamo indetto un’assemblea pubblica cittadina di avvicinamento alla giornata del 15.

Le risorse ci sono, sono le scelte politiche a non rispondere ai bisogni sociali.