zmensa2Da sempre intendiamo il Diritto allo Studio Universitario come lo spazio fondamentale dove concretizzare forme efficaci di welfare studentesco, che nel contesto di precarietà e di crisi economica e sociale che stiamo attraversando riescano a garantire l’accesso all’università e il mantenimento agli studi. Riteniamo, tuttavia, importante che il DSU si ponga un’ulteriore missione, ovvero la realizzazione di una compiuta cittadinanza studentesca, rivolgendo le proprie azioni non soltanto agli idonei per la borsa di studio ma alla totalità degli studenti. In questo senso, risulta centrale rilanciare la quantità e la qualità dei servizi rivolti agli studenti, nonché la loro accessibilità e fruibilità: dall’impegno a potenziare le agevolazioni nel campo della mobilità e degli spettacoli culturali, alla promozione di attività autogestite dagli studenti, all’individuazione di forme di tutela che possano sempre più garantire ogni studente dalla speculazione e dalla negazione di diritti basilari che troppo spesso caratterizzano il mercato degli affitti privati.

In questo articolo, però, vogliamo riferirci, in particolare, alle mense universitarie, servizio cruciale per la vita quotidiana di migliaia e migliaia di studenti, che negli anni ha conosciuto diverse difficoltà a causa dei tagli subiti dal sistema del diritto allo studio e dell’aumento delle tariffe per consumare il pasto. Serve su questi argomenti una fondamentale svolta che vada incontro ai bisogni degli studenti e ai diritti dei lavoratori.
Ci sono due temi fondamentali che abbiamo già portato nel Consiglio d’Amministrazione del DSU e sui quali lanciamo una campagna complessiva per il rilancio della ristorazione, dei servizi e del welfare rivolto a tutti gli studenti.
Tariffe della mensa – L’Azienda ha adottato una politica di aumento delle tariffe per sopperire alla penuria di finanziamenti statali. Ciò, oltre a scaricare sugli studenti le mancanze del Pubblico, si è rivelato sempre più fallimentare e controproducente: l’innalzamento della tariffa per il pasto completo da 2,50€ a 3,00€ e successivamente l’introduzione della fasciazione al rialzo per ISEE, che ha portato la tariffa massima a 4,00€, hanno provocato un vistoso calo dell’affluenza (-350.000 pasti annui dal 2010 al 2012). E’ il segno evidente che si è intrapresa una strada sbagliata che non si è posta la problematica sociale della garanzia di un pasto a prezzo realmente calmierato per gli studenti e che oggi viene sconfessata anche da un punto di vista economico: il bilancio consuntivo dell’Azienda ha testimoniato come il calo dell’affluenza nelle mense abbia determinato la chiusura in negativo della gestione caratteristica.
Pertanto, rimettiamo in discussione il principio della fasciazione del costo del servizio per tornare a un’unica tariffa economicamente contenuta. Grazie alle pressioni esercitate insieme a Studenti di Sinistra di Firenze e Link-Siena nel CdA del DSU, abbiamo imposto l’avvio di una riflessione sul costo del pasto a mensa che ha l’esplicito obiettivo di verificare la fattibilità di una revisione delle tariffe. Per parte nostra, l’obiettivo è chiaro: ottenere l’abbassamento delle tariffe con la sperimentazione di una tariffa unica per tutti gli studenti a 2,50€ come strumento di welfare universale. Continuiamo a pensare che l’idea di erogare servizi in base alla condizione economica vada nettamente in contrasto con l’universalità dei servizi e rappresenti un falso strumento di equità sociale. La redistribuzione non deve essere compiuta a valle sui servizi, ma a monte sulla tassazione: in questo senso, perché non tornare alla tariffa unica per l’accesso a mensa e non ripensare l’entità della tassa regionale per il diritto allo studio (ad oggi 140€ in unica soluzione e indipendentemente dalle condizioni economiche del nucleo familiare di appartenenza dello studente)?
Assunzioni – E’ sempre più evidente come la tenuta delle strutture esistenti e la volontà di aprire nuovi servizi per soddisfare i bisogni delle nuove sedi didattiche debbano essere connesse al fabbisogno di personale. I blocchi assunzionali stabiliti a livello nazionale e regionale rappresentano una vera e propria ipoteca sulle possibilità di sviluppo dei diritti degli studenti e producono situazioni al limite della sostenibilità nei luoghi di lavoro. La protesta nella forma di “sciopero bianco” avviata dai lavoratori della mensa di via Martiri è una battaglia che sosteniamo come studenti, perché denuncia la situazione paradossale che ricade negativamente sulla qualità del servizio erogato agli studenti e sulle condizioni di lavoro. Grazie a queste forme di pressione, il Cda ha stabilito nella seduta di martedì 4 marzo di calendarizzare entro il mese di aprile la nuova Programmazione Triennale del Personale ed ha approvato il potenziamento di 6 unità di personale da part-time a full-time, nonché l’assunzione a tempo indeterminato di 6 unità di diversamente abili e 2 categorie protette, adempiendo così agli obblighi di legge che attualmente l’Azienda non rispetta. Risulta, però, evidente come questi elementi possono dare un importante respiro nelle situazioni più critiche, ma non possono essere considerati risolutivi: abbiamo bisogno di una partecipazione collettiva di studenti e lavoratori dell’Azienda per esercitare una forte pressione sulla Regione, affinché si assuma una responsabilità sul futuro del diritto allo studio e dei suoi servizi in Toscana.