Firmato il DPCM sui percorsi 60 CFU! Il ministro Valditara conferma la firma del decreto necessario all’attivazione dei corsi 60 CFU da parte degli Atenei. 

Un decreto che arriva con una lunga lista di problematicità, a partire dalla conferma dei costi a carico della componente studentesca, proseguendo con il mancato finanziamento dei tutorati per il 2023, insieme all’apertura all’utilizzo della DAD fino al 50%. Problematiche che nei mesi scorsi come studentɜ abbiamo sollevato negli organi del CUN e del CNSU e che abbiamo provato a far discutere al parlamento tramite emendamenti alle camere e raccolte firme. Emendamenti che sono stati rigettati dal Governo senza discussione. 

Di fronte a queste posture, dopo un anno di ritardo con conseguente penalità sui finanziamenti PNRR, dopo mesi di interlocuzioni negli organi, tavoli promessi e non avvenuti, questa notizia lascia l’amaro in bocca.

Davanti ad un dibattito pubblico costantemente orientato sui temi della famiglia e della genitorialità, il totale menefreghismo con cui si sta gestendo la formazione all’insegnamento ci restituisce a questo punto la sturmentalitá con cui questi temi stanno venendo usati. 

Il prossimo anno partiranno dei percorsi 60 CFU senza garanzia sull’equità della formazione erogata, sulla qualità della formazione e a carico nostro. Valditara oggi dichiarava come questo sia un passo in avanti nella formazione docente di qualità, garantendo una standard di qualità tramite l’agenzia di valutazione ANVUR. Non capiamo come si sostanzi questo standard senza soldi, magari riciclando la didattica già attiva sugli atenei. A meno che lo standard non sia basso chiaramente. Davanti al menefreghismo con cui si stanno maneggiando le nostre vite, alla luce dei 90mila iscritti previsti per il prossimo anno, e il futuro della didattica scolastica.

Non possiamo non darci appuntamento a settembre nelle nostre università perché si prendano la responsabilità di coprire i prezzi dei percorsi, e perché si manifestino nei confronti del governo sulla totale assenza di valorizzazione del percorso in questione.

Davanti a un presente che grida per la condizione di malessere dellɜ giovani studentɜ, ripensare le forme di insegnamento e di didattica è una presa di responsabilità politica che questo governo non vuole fare, ma noi ancora sì. 

Perché #iovoglioinsegnare.