LA CHIAVE PER VIVERE DAVVERO L’UNIVERSITÀ? CAPIRE CHE NON È UNA PERFORMANCE!

TW: Disagio psicologico, suicidio

Dopo l’isolamento causato dalla pandemia e a seguito della crisi sociale ed economica che a questa è succeduta e che ha inasprito ancora di più la precarietà delle nostre vite, le conseguenze sulla nostra salute mentale si stanno facendo sentire.

Il 40,2% dei giovani dichiara di aver avvertito disagi psicologici, più di uno su tre afferma di avere sintomi depressivi, i suicidi tra i giovani sono in aumento e i casi di disturbi alimentari hanno visto una crescita del 30%.

Il disagio psicologico che come studentз quotidianamente viviamo deriva non soltanto dalla crisi sanitaria ma anche dal clima di competizione e dall’ansia da prestazione a cui il sistema universitario attuale ci costringe.

Il contesto pandemico ha quindi reso palese una delle lacune più pesanti del nostro paese: la mancanza di una riflessione politica sul tema del benessere psicologico. In Italia la salute mentale non è veramente riconosciuta come un diritto, si fa fatica a parlarne, a non inquadrare il disagio psicologico come una questione privata, di cui a tratti vergognarsi, mai come un tema sociale.

Da una parte dobbiamo decostruire la narrazione per cui la salute mentale è une responsabilità individuale, che non ha nulla a che fare con i fattori sociali, dobbiamo smetterla di considerare l’andare dall3 psicolog3 un fallimento, è necessario normalizzare il chiedere aiuto, evidenziando come lo star male non sia una condizione inevitabile ma la naturale conseguenza delle ingiustizie sociali che questo disagio lo provocano. Al contempo vogliamo un rafforzamento del sistema degli sportelli psicologici nelle università, ad oggi fortemente definanziati e impossibilitati a dare risposta ai bisogni di tuttз.

Serve una lotta collettiva per rivendicare con forza il nostro diritto al benessere psicologico, è tempo di esigere risposte e tutele, di riprendere controllo sulle nostre vite!