Purtroppo non c’è nulla da festeggiare…

Oggi ricordiamo Luana, 22 anni morta sul lavoro esattamente un anno fa, morta incastrata in un macchinario manomesso per aumentare la produzione della fabbrica dell’8%.

Oggi ricordiamo Samuel, 19 anni, contratto a chiamata, morto in un’esplosione dentro un laboratorio.

Oggi ricordiamo Lorenzo, 18 anni, morto il 21 gennaio all’ultimo giorno di alternanza scuola lavoro, colpito al capo da una putrella d’acciaio invece di stare tra i banchi di scuola insieme allɜ suoɜ compagnɜ.

Oggi ricordiamo le 1221 persone morte sul lavoro lo scorso anno e le 189 che già si contano da inizio anno.

Oggi ricordiamo tutte le vittime del precariato, dello sfruttamento, di un sistema malato performativo e competitivo.

Oggi non ricordiamo solo chi non c’è più, oggi pensiamo anche a chi ha perso il lavoro e a chi lo perderà, a chi non può adattarsi perché di “smart” non c’è nulla nelle carenti infrastrutture di molte aree del territorio nazionale. A chi ha visto terminare il proprio contratto a seguito dell’ennesima esternalizzazione e che ora si trova senza garanzie, allɜ precariɜ, a chi lavora a nero, allɜ riders e a chiunque debba barattare la propria salute mentale e fisica con la sopravvivenza. 

Pensiamo a chi studia e lavora, vivendo contemporaneamente sia nella realtà universitaria che in quella lavorativa e non vedendosi tutelatә da nessuna delle due, trovandosi a cedere giornate di permesso e porzioni di stipendio per un’istruzione che dovrebbe essere garantita e accessibile, che dovrebbe essere gratuita. Pensiamo a chi gli studi deve abbandonarli e trovare un lavoro perché non riesce più a mantenere la propria condizione o a quelle famiglie che hanno subito il contraccolpo della situazione attuale e non possono più garantire il loro sostegno. 

In uno Stato che affronta la ripartenza costruendo nuove basi militari e investendo nella produzione di armi, in una Regione non riesce a sostenere il proprio Diritto allo Studio, in una Repubblica fondata su un lavoro che non c’è, che non conferisce dignità allз suoз lavoratorз e alla nostra generazione, oggi non vogliamo festeggiare ma continuare a combattere. 

Senza tutele e senza futuro, vogliamo combattere. 

Buon primo maggio di lotta a tuttɜ noi.