All’indomani dei risultati delle elezioni del 25 settembre si preannuncia uno scenario preoccupante: è sotto attacco il nostro diritto all’autodeterminazione, è sotto attacco il poco che resta del welfare sociale, è sotto attacco l’Università. La composizione istituzionale che ci attende mirerà ad inasprire ancora di più quello che è il processo di liberalizzazione dell’università pubblica, cominciato oltre un decennio fa con la Gelmini e proseguito ininterrottamente dai governi che si sono susseguiti, indipendentemente dal loro colore. Processo che potrà solo essere accelerato da un governo di estrema destra che, tra le priorità della sua agenda politica, non trova sufficiente spazio per scuole e Università. Da questo punto di vista, tra i rischi concreti, c’è quello di una deriva dell’università, sempre più assoggettata agli interessi del mondo del lavoro e costruita su logiche aziendalistiche. A questo si accompagna il definanziamento dei settori ritenuti “meno produttivi” del mondo universitario, come quello umanistico.

Proprio come in un passato recente abbiamo assistito alla proposta di promuovere lo strumento dei prestiti d’onore (Bussetti, Ministro in quota Lega dell’allora MIUR nello scorso governo giallo-verde), adesso possiamo aspettarci da parte di questo stesso colore politico il perseguimento di un’istituzione universitaria sempre meno accessibile.

Il periodo che stiamo vivendo è caratterizzato da una grave crisi economica e sociale, legata anche a conflitti internazionali e alla crisi energetica. Le conseguenze che questa situazione ha sul bilancio nazionale porteranno il governo a dover trovare risorse da investire e, proprio alla luce dello scarso interesse nei confronti dell’Istruzione, non ci sorprenderebbe se fossero ricavate attraverso ulteriori tagli a scuole e Università.

Appaiono così molto prevedibili le future prospettive in termini di contribuzione studentesca e, più in generale, di diritto allo studio.

Come componente studentesca, non possiamo che allarmarci di fronte allo scenario di dissesto sociale ed economico in continuo peggioramento e in cui ogni voce fuori dal coro viene spesso messa a tacere o schiacciata nei modi più disparati. Le piazze e le scuole si stanno già riempiendo, in un moto di protesta e alternativa per ribaltare l’esistente, moto che è stato più volte soggetto a coercizione più o meno violenta da parte dello Stato. Così, altre forme di repressione della protesta sono state attuate nel nostro Ateneo.

Non sono solamente le condizioni materiali dei singoli ad essere messe in pericolo, ma la condizione della collettività tutta. In questo contesto, la campagna rettorale si è incentrata sugli studenti dal punto di vista più accademico e di cittadinanza. Limitarsi a questo è una sconfitta per il ruolo d’avanguardia che l’Università ha sempre cercato di porsi e per questo crediamo che un candidato rettore non possa esimersi dall’esprimersi nel merito. 

Non per i voti, ma per le migliaia di persone che attraverseranno Pisa e la nostra Università negli anni a venire.

Pisa, 29/09/2022

Sinistra per…