Giovedì 24 ottobre, a quasi 100 anni dalla sua prima fondazione, si è completato l’iter di formazione della nuova Scuola di Ingegneria. La Scuola, che è un istituto di coordinamento tra i Corsi di Studio dei tre dipartimenti di Ingegneria, è decisamente rinata nel peggiore dei modi.
In un periodo di profonda difficoltà economica dell’Università pubblica a causa delle politiche degli ultimi Governi (dal 2008 – Governo Berlusconi, ad oggi – Governo Letta, passando per il Governo Monti), caratterizzate da tagli lineari dei finanziamenti statali e blocco delle assunzioni, in cui urge una scelta chiara e precisa da parte del mondo accademico in profonda opposizione a queste politiche, a Ingegneria si è scelto, per equilibri elettoralistici tra i docenti, di non scegliere.
Infatti, rispetto alle perverse pulsioni di alcuni docenti di alcuni Corsi di Studio, che vanno verso l’inserimento di numeri chiusi, riduzione di appelli d’esame, soglie d’accesso alle Lauree Magistrali, il neo-Presidente, Prof. Ceraolo, ha ben pensato di ritenere legittime e giustificate queste richieste, come se non avessero conseguenze sugli altri corsi. Oltre la conseguente disparità di trattamento di questi studenti, basta pensare all’effetto domino che il numero chiuso di Medicina ha su altri Corsi di Studio (ingegneria biomedica e altri corsi di Scienze) per immaginare la naturale conseguenza di questi provvedimenti sugli altri Corsi di Ingegneria: una progressiva limitazione di accesso agli altri Corsi, triennali e magistrali, in barba al Diritto allo Studio e alla libertà di accesso al sapere.
Noi, a differenza del Presidente neo eletto, abbiamo le idee chiare: per noi le regole dei Corsi di Studio (accessi ai corsi triennali e magistrali, numero di appelli d’esame, pubblicizzazione dell’algortimo del voto di laurea, ecc) devono essere assolutamente uguali, sia per evitare disparità tra gli studenti sia per evitare pericolosi effetti-domino. E’ per questo che non lo abbiamo votato ed è per questo che ci opporremo in ogni modo a qualsiasi tentativo di liberalizzare queste regole. Temiamo che, con questa impostazione e con i riflessi delle politiche nazionali degli ultimi anni, dopo la celebrazione del centenario della fondazione della Scuola di Ingegneria ci troveremo a doverne raccogliere le macerie.
La sfida è lanciata, sarà il nuovo Presidente che, a parole, è d’accordo con noi, in grado di accoglierla, evitando l’anarchia nei Corsi?