Perché parlare di accessibilità all’istruzione universitaria?

Le condizioni del diritto allo studio in Italia sono critiche e non in grado di garantire l’accessibilità al mondo universitario alla totalità di coloro che lo desiderino: noi riteniamo che l’Università debba tornare a svolgere il suo ruolo di ascensore sociale e di trasmettitore del sapere, comportando un beneficio complessivo per la società tutta.

Se si confronta la situazione italiana con il resto degli stati membri dell’Unione Europea ci confermiamo ancora una volta fanalino di coda nel rapporto tra borse di studio erogate e studenti iscritti: infatti se in Italia solo il 12% degli iscritti beneficia di una borsa di studio, nelle vicine Germania, Spagna e Francia le percentuali arrivano rispettivamente al 22%, 28% e 39%, oltre il 50% nei paesi scandinavi e con punte di oltre il 70% in Finlandia (dati Eurydice 2018).

La necessità di rifinanziare il diritto allo studio, anche mediante lo stanziamento nell’istruzione di parte dei fondi connessi al Recovery Fund, si rende ancora di più evidente se si considera che in Italia i giovani che non studiano, non lavorano e non partecipano a progetti formativi (NEETs) sono oltre 2 milioni, l’Italia per numero di NEETs è primo in Europa, superando la media europea (12,9%) di quasi undici punti percentuali.

Il nostro sistema di diritto allo studio rappresenta un modello di welfare familistico che costringe una buona parte della comunità studentesca a dipendere dalla propria condizione familiare. Gli strumenti di diritto allo studio messi a disposizione dei soggetti inseriti in percorsi di formazione superiore in Italia, dunque, rappresentano sussidi di sostegno al reddito del nucleo familiare di provenienza, e quindi, all’obbligo di quest’ultimo di sostentamento della prole fino all’indipendenza personale.

Questa filosofia di fondo, insieme al decisamente insufficiente finanziamento da parte dello Stato, rende la scelta di intraprendere un percorso universitario fortemente influenzata dalle condizioni materiali di partenza.

Serve quindi una nuova forma di investimento nell’istruzione, una riforma fiscale che tassi i patrimoni in modo equo, equilibrato e sostenibile e investire quindi una buona parte del gettito fiscale in scuola e università così come fatto anche da altri paesi europei.

#noilacrisinonlapaghiamo

Per approfondimenti:
sinistraper.org/accessibilita-allistruzione/