Una lezione in presenza, la successiva a distanza e poi di nuovo in presenza. L’assenza di un’aula studio vicina, biblioteche inaccessibili per seguire le lezioni online, nessuno spazio esterno munito di prese elettriche.
Tutto questo costringe una studentessa a seguire la propria lezione online seduta nel bagno di un Polo didattico, chiusa a chiave per paura che i portinai la caccino perché non può sostare nel Polo in luoghi diversi dalle aule di lezione.

Il 10% delle persone che usano “Agenda Didattica” nel corso della stessa giornata hanno lezioni sia a distanza che in presenza .
L’ateneo ha avuto tanta foga di ripartire, ma quanto impegno ha realmente investito per trovare la modalità migliore per accogliere la componente studentesca?

A settembre, in fretta e furia, è stata creata Agenda Didattica, con numerosi problemi che potevano essere risolti se l’applicazione fosse stata realizzata per tempo e non all’ultimo momento. Agenda didattica è stata accolta con molto entusiasmo dall’Ateneo, ma la comunità studentesca ha riscontrato diverse problematiche, dal sistema di prenotazione non trasparente, fino alla distribuzione a scacchiera delle lezioni, tra presenza e distanza.
Queste difficoltà risentono di un grave problema storico dell’Università di Pisa: la mancanza di luoghi per studiare, per ritrovarsi o banalmente per caricare il pc.

Come si può parlare di ripartenza se non abbiamo neanche spazi in cui andare a seguire le lezioni?
Con la riduzione della capienza delle aule, la mancanza di spazi si è fatta sentire come non mai. Un sistema di turnazione nei corsi più numerosi perché non ci sono sufficienti spazi, non può essere la soluzione. Con l’arrivo dell’inverno i posti in aule studio al chiuso restano solamente 279, in tutto l’Ateneo; ma anche con un ritorno al 100% di capienza resterebbero comunque insufficienti per la totalità della comunità studentesca.

La turnazione non può essere la soluzione, #fatecispazio !