Di fronte al progressivo smantellamento del nostro Diritto allo Studio, la cui ultima dimostrazione è l’aumento delle tariffe mensa (clicca qui per leggere nei dettagli), non possiamo più tacere.

Come rappresentanze studentesche delle tre città universitarie toscane, Sinistra per… in UniPi Studenti di Sinistra in UniFi, Link Siena in UniSi e UniStraSi, abbiamo messo nero su bianco le criticità che giorno dopo giorno subiamo, rilanciando con le nostre proposte per un nuovo DSU Toscana.

Invitiamo tutta la componente studentesca e accademica, tutte le organizzazioni e realtà politiche e chiunque lo desideri a sottoscrivere e condividere questo manifesto, per far sentire ancora una volta la nostra voce a un’istituzione Regionale che si mostra sempre più sorda.

Clicca qui per sottoscrivere l’appello

Di seguito il testo completo:

Appello per un nuovo DSU: Regione assente non giustificata

Continua lo smantellamento del nostro Diritto allo Studio. Le linee guida emanate dalla Giunta regionale sono state recepite dal Consiglio di Amministrazione del DSU il 31 luglio. In quella sede, la decisione del DSU è stata di aumentare le tariffe mensa.

Facciamo un passo indietro: due anni fa la componente studentesca dell’Università di Pisa occupò il Polo Carmignani in una manifestazione contro il definanziamento del Diritto allo studio. Si prevedeva infatti un dimezzamento dei fondi regionali destinati ad esso nell’anno 2022/23, per arrivare a un loro azzeramento nell’anno 2023/24, sostituendo le risorse necessarie con fondi provenienti dai bandi POR-FSE dell’Unione Europea.

Il Presidente della Regione Giani e l’Assessora al diritto allo studio Nardini, davanti alla componente studentesca in rivolta, espressero l’intenzione futura di ripristinare i fondi regionali destinati al diritto allo studio. In seguito a questa protesta ottenemmo un tavolo con la Regione e gli Atenei toscani. L’intento era di creare un luogo di dialogo per chiarire le linee guida della Regione e rivedere il complesso sistema del diritto allo studio.

La Regione ha disatteso la promessa fatta. Inutile dire che il tavolo non è mai  stato convocato.

Ma la situazione è più complessa…

Il  Decreto Ministeriale 1320/21 ha previsto l’aumento dell’importo di ogni singola borsa di studio erogata e della platea che ne ha diritto. Non ha però previsto adeguati finanziamenti, determinando così l’incremento delle spese a carico degli Enti regionali per l’erogazione delle borse. La conseguenza è stata una spesa superiore alle risorse a disposizione e dunque tagli ai servizi, quali ristorazione e residenze.

Contestualmente, la crisi energetica e l’inflazione hanno portato ad un inasprimento del carovita: condizione che, tra le tante, mette a repentaglio la possibilità per le famiglie di sostenere un percorso di studi universitario, escludendo chi non può permetterselo. 

L’Azienda regionale ipotizzava, all’interno dell’ultimo bilancio previsionale, che il prolungamento del conflitto in Ucraina, il conseguente aumento dei costi energetici e l’incertezza sul rifinanziamento del DSU, avrebbero potuto determinare una diminuzione del numero dei pasti erogati a mensa. Tutto questo si sta oggi avverando.

Il drastico aumento delle tariffe a mensa colpisce direttamente le componenti studentesche di tutte le università e istituzioni AFAM (Alta formazione artistica, musicale e coreutica) toscane. A pagare il prezzo previsto per la fascia massima (8,50€ sopra i 100.000€ di ISEE-U) sono anche la componente studentesca Erasmus,  internazionale, dottoranda e assegnista, oltre a coloro che non presentano l’attestazione ISEE-U per l’agevolazione delle tariffe, che già solo a Pisa ammontano quasi al 50% della componente studentesca

La regione Toscana, utilizzando l’argomentazione ingannevole di un mantenimento inalterato dei costi della mensa per le fasce ISEE più basse, si deresponsabilizza, giustificando così l’aumento delle tariffe per le altre fasce ISEE. Si arriva fino all’irragionevole costo di 8,50€ a pasto, prezzo che sale a 9,90€ per il personale TA, la componente docente, ricercatrice, oltre che per lo stesso personale esternalizzato della mensa.

Questa strategia di differenziazione nei costi comporta un impatto significativo: continuerà a usufruire del servizio mensa chi può avere un pasto a un prezzo accessibile, mentre si spinge chi ha un ISEE-U più elevato (o rientra negli altri casi di cui sopra) a rinunciare a questo servizio, orientandosi invece verso opzioni private e contribuendo a svuotare la domanda pubblica. 

La regione Toscana deve fare un passo indietro: il nostro obiettivo minimo è il ripristino delle tariffe precedenti, che rappresenta un primo passo verso l’obiettivo ultimo di un diritto allo studio universale e reale. Per ottenerlo, vogliamo che la regione Toscana ripristini gradualmente quanto in questi ultimi anni ha distrutto: un sistema di welfare studentesco che poteva essere considerato tra i migliori e i più efficienti d’Italia e che il governo di questa regione ha lentamente eroso. 

Vogliamo un servizio gratuito per la componente studentesca in No Tax Area, una tariffa di 2,80€ per i medi redditi e una tariffa massima che resti accessibile. Questi devono essere i passi intermedi per poter arrivare, gradualmente, alla gratuità totale del servizio. 

Diritto allo studio vuol dire anche diritto alla casa

L’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario deve tornare a farsi carico della drammatica situazione della residenzialità. Studentati di lusso o privati non sono la soluzione: lo Stato smetta di demandare ad altri quelli che sono i suoi compiti e le sue prerogative. Vogliamo vivere in residenze sicure e a norma: è un nostro diritto. La preoccupante situazione relativa al “Caro Affitti”, che molte città stanno vivendo, non può essere contenuta solo tramite la necessaria regolamentazione degli affitti brevi o l’introduzione di strumenti quali il canone concordato. Anche il DSU deve fare la sua parte, mettendo a disposizione anzitutto un numero di alloggi che sia coerente con le richieste che vengono ogni anno fatte, senza attese e senza la necessità di uno strumento fallace come il contributo affitto, ennesima occasione in cui il Diritto allo Studio finisce a dipendere da privati.

Il taglio ai finanziamenti e il conseguente smantellamento del Diritto allo Studio richiede la nostra attivazione come comunità accademica. È necessario interrompere il processo, cambiare prospettiva, formulare insieme una proposta che veda come suo centro le necessità della componente studentesca. 

Invitiamo le singole persone, personalità accademiche, istituzioni universitarie e realtà politiche a prendere posizione e schierarsi pubblicamente. Invitiamo a sottoscrivere e condividere questo manifesto.