Ieri il Senato ha dato il via libera al disegno di legge 2415 che permetterà a studentɜ di iscriversi contemporaneamente a due corsi di laurea, abolendo il divieto risalente al 1933, siano essi un corso universitario, un master o un dottorato.

L’onorevole Alessandro Fusacchia commenta questa come una grossa opportunità per lɜ studentɜ che finalmente potranno, come in altri paesi UE, sviluppare percorsi formativi che andranno incontro ad un “mondo che richiede competenze sempre più ibride”. L’onorevole, con cui lɜ compagnɜ di Link Lecce, durante un incontro della campagna “Doppia Laurea” hanno avuto un dialogo infruttuoso sul tema, ha forse dimenticato che una simile opportunità dovrebbe prevedere dei grossi investimenti e una normativa ad hoc che difenda il diritto allo studio di ogni studentə.

Ci chiediamo infatti come sarà possibile rendere reale questo ddl già dal prossimo anno accademico se non sono stati fatti ragionamenti in termini di investimenti e tutele. Il decreto attuativo che dovrà essere emanato a breve e che normerà la doppia iscrizione, infatti, dovrebbe contenere disposizioni chiare e puntuali in primis sulla didattica: come potrebbe unə studentə seguire due corsi di studio contemporaneamente, magari in due città diverse, con un carico didattico anche in termini di tirocini, laboratori e tesi duplicato, senza che vengano previste misure particolari per il diritto allo studio? Chiaramente l’unica soluzione risulterebbe la digitalizzazione di alcuni percorsi formativi, con la conseguente trasformazione delle nostre università in completamente telematiche.

La normativa non prevede neppure la possibilità di avere accesso a due domande di benefici: lə studentə potrà, ad esempio, richiedere solo una borsa di studio, nonostante debba maturare il doppio dei crediti formativi. Non sono previste tutele nemmeno dal punto di vista della contribuzione studentesca: per questa infatti, afferendo ad ogni ateneo scelto, non è previsto alcuno sgravio complessivo, tranne per chi è in notax area. Tutto ciò chiaramente andrebbe ad aumentare la dispersione invece che far “crescere la percentuale di laureati”, i cui dati di marzo sono allarmanti (15% di abbandono dopo il primo anno). In ultimo l’obiettivo di “competenze ibride” non potrà mai essere raggiunto con il semplice accostamento di due percorsi di studio, che rimarranno comunque slegati dal punto di vista formativo ed interdisciplinare.

Venire incontro alla richiesta di chi intende iscriversi a due corsi è legittimo e giusto, ma questo non deve andare a gravare su quellɜ studentɜ che opteranno per questa scelta, che ad oggi risulta incompleta ed accessibile solo a fasce di reddito alte. Così concepita, questa possibilità non andrebbe che ad aumentare una concezione di Università come competitiva e meritocratica, che tende a lasciare indietro tantɜ a favore di pochɜ. Se inseriamo poi questa ulteriore opportunità all’interno del ventaglio di scelte che unə studentə può fare nel proprio percorso accademico, quella fantomatica necessità di “flessibilità” su cui andrebbe ad agire il dm270 risulterebbe ancora di più inopportuna. In virtù dell’importanza degli organi che ogni giorno operano in materia di Università, crediamo sia fondamentale prevedere che il parere del CUN e del CNSU, che dovrà pervenire entro due mesi dalla data di entrata in vigore della legge (attesa la pubblicazione a giorni in Gazzetta Ufficiale), abbia ruolo fondamentale nella definizione di tutele e normative che possano tutelare davvero lɜ studentɜ che si iscriveranno contemporaneamente a due CdL. L’università deve tornare ad essere un luogo di crescita e confronto, per questo bisogna prevedere misure che rispondano alle esigenze dellɜ studentɜ, e non solo a quelle del mercato!