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Negli ultimi giorni l’entità sionista ha mandato avanti il suo caratteristico e perpetuo atto di repressione verso il popolo e il territorio palestinese. Nella scorsa settimana l’irruzione dell’esercito israeliano nel campo profughi di Jenin, ha causato scontri armati, che si sono conclusi con l’uccisione di un giovane palestinese di 17 anni e l’arresto del capo militare del Jihad Islami Bassam el-Saadi, scaturendo un clima di forte tensione. L’Egitto si era proposto come mediatore tra Israele e Jihad: si attendeva la risposta israeliana alle richieste del Jihad per la giornata di ieri. Ma Israele, guidata anche da sporchi giochi di strategia politica- a seguito della caduta di governo, infatti, in Israele si ritornerà alle urne nel mese di novembre- e “dopo aver appreso che il Jihad si preparava a un eventuale lancio di razzi per vendicare l’arresto” ha saputo rispondere soltanto dando vita all’operazione “Breaking Dawn”, il cui fondamento è la “prevenzione”, che si configura come un vero e proprio crimine di guerra. Giorni prima dall’inizio dell’operazione sono state chiuse le frontiere su Gaza e sono state mosse squadre militari sioniste attorno al confine. L’intera striscia ha subito violenti bombardamenti israeliani, che, hanno provocato centinaia e centinaia di vittime solo negli ultimi giorni: 360 feriti e 44 morti, di cui 15 bambini. La situazione a Gaza è in continuo peggioramento: gli ospedali a breve si fermeranno; c’è difficoltà nella gestione dell’emergenza per carenza di acqua, beni di prima necessità e mancanza di elettricità. La tregua pattuita per le 23.30 locali di domenica 7 agosto ha visto il continuo, nella realtà, delle atrocità israeliane. L’esercito ha assaltato il villaggio di Rummana a ovest di Jenin, per demolire con bulldozer militari le abitazioni di due prigionieri. I media occidentali, che anche in questo caso hanno offerto al pubblico notizie vaghe o esplicitamente a sostegno di Israele e della sua politica di apartheid , si sono resi complici della violazione di fondamentali diritti umani e ancor di più del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese. Noi prendiamo le parti di un popolo oppresso e vittima secolare di abusi, combattendo il silenzio e l’indifferenza, sempre contro chi da anni afferma il proprio potere con il sangue. Mai con Israele